29 Ottobre 1909 - 22 Luglio 2012
Il Campanaro di Orgiano
Cesare Porto, nato a Orgiano il 29 ottobre 1909, vi trascorse tutta la vita, diventando una figura leggendaria del paese. Per oltre ottant’anni fu il campanaro, sacrestano e custode della chiesa, un punto di riferimento costante per intere generazioni. Conosciuto per la sua memoria prodigiosa, la battuta pronta e il suo carattere aperto e sereno, Cesare incarnava la dedizione e la semplicità della vita di una volta.
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Fin da bambino mostrò amore per la chiesa: fu chierichetto, poi aiutante del sacrestano, imparando ogni rito e preghiera in latino. Accanto a questo, imparò anche il mestiere di calzolaio, utile per contribuire all’economia familiare. Appassionato di musica, suonava il clarinetto nella banda di Sossano e accompagnava in tandem il maestro-organista cieco Giacomo Gottardi nelle parrocchie vicine.
Dopo aver prestato servizio militare negli Alpini, tornò al suo paese, dove sposò Maria, una donna laboriosa e dolce, con la quale ebbe sei figli. Ma la vita gli riservò molte prove: fu richiamato alle armi durante la Seconda guerra mondiale, deportato in un campo di prigionia francese e protagonista di una rocambolesca fuga attraverso le montagne per tornare finalmente a casa. La guerra gli portò anche dolore: il fratello Umberto morì sul fronte russo, un lutto che lo segnò profondamente. Dopo il conflitto, Cesare riprese con instancabile fede il suo servizio in chiesa e il lavoro di calzolaio, affrontando con forza d’animo la perdita della moglie Maria nel 1952, che morì dopo lunga malattia lasciandolo solo con i figli. Nonostante le difficoltà, Cesare non si arrese: con coraggio e dedizione riuscì a crescere la famiglia e a mantenere vivo il suo legame con la comunità. La sua presenza costante in chiesa, la puntualità, la disponibilità e l’umanità lo resero una figura amata e rispettata da tutti. |
Nel 1998 ricevette dalla Pro Loco di Orgiano il Premio di Natale come riconoscimento per il lungo servizio prestato.
Ancora anziano — “mocoleto” per 94 anni, campanaro per 84 e sacrestano per 72 — continuava a percorrere le vie del paese con il suo motorino, fedele al campanile e alla “sua chiesa”, simbolo vivente di una vocazione antica, di un mondo semplice e ormai scomparso.
Ancora anziano — “mocoleto” per 94 anni, campanaro per 84 e sacrestano per 72 — continuava a percorrere le vie del paese con il suo motorino, fedele al campanile e alla “sua chiesa”, simbolo vivente di una vocazione antica, di un mondo semplice e ormai scomparso.