14 Marzo 1920 - 13 Febbraio 2005
GUIDO BRESSAN E IL CONFLITTO 1940/1945
Guido Bressan risponde alla chiamata alle armi nel 1940, appena ventenne, e si vede assegnato al 9° Autoreparto Motorizzato della Divisione “Trento” di stanza a Trento. Consegue le patenti sia per il motore a scoppio che per diesel. L’Italia entra in guerra il 10 giugno 1940 e il reparto è mandato sul fronte occidentale e, la notte stessa, Guido si dirige verso il confine francese, zona in cui rimane per circa tre mesi svolgendo un servizio di rifornimento di munizioni, materiali e viveri. Rientrato a Trento, viene trasferito nel giro di poco tempo a Napoli per essere poi imbarcato nella “Galilea” con destinazione Tripoli. Bombardamenti, raffiche di mitraglie e confusione caratterizzano lo sbarco, ma il gruppo raggiunge l’ambito del “20° chilometro”, altro non è che una baraccopoli allestita per ospitare temporaneamente la delegazione italiana. Da lì a poco, Guido e il suo reparto iniziano un impegnativo e massacrante servizio di trasporto e rifornimento di munizioni attraverso la Tripolitania fino ad arrivare in Egitto. Non si vive in condizioni semplici e favorevoli: il caldo opprime, la sabbia penetra e infastidisce gli occhi, la sete si fa sentire, al punto che Guido racconta spesso di doversi dissetare, seppur parzialmente, attingendo all’acqua del radiatore dei mezzi.
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Nell’ottobre del 1942 il ventenne e i suoi compagni raggiungono El Alamein, luogo della ritirata italiana. Con il suo mezzo e con molta determinazione, Guido decide di compiere il tragitto a ritroso fino a giungere a Tunisi con altri componenti della sua delegazione: qui, però, il gruppo viene catturato dagli inglesi. Comincia il periodo di prigionia tra condizioni igieniche quasi inesistenti e insufficiente alimentazione. Giunto in Algeria, a Guido viene assegnato un Dodge per trasportare quotidianamente civili arabi nei campi di lavoro. Questa situazione si conclude nel 1945 quando, sempre come prigioniero della delegazione inglese, viene rimpatriato a Napoli e, grazie all’ottenimento di un congedo provvisorio, ritorna alla vita civile.
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Anni dopo, Guido ha ottenuto diverse forme di riconoscenza per
«aver partecipato alle operazioni belliche,
sacrificando per la Patria le migliori energie della sua giovinezza,
senza nulla pretendere né ricevere».
«aver partecipato alle operazioni belliche,
sacrificando per la Patria le migliori energie della sua giovinezza,
senza nulla pretendere né ricevere».